Rosa Barba “From Source to Poem to Rhythm to Reader” e Miroslaw Balka “CROSSOVER/S”

Mia figlia Martina, 9 anni, meglio conosciuta come Minime, più o meno ogni due mesi mi chiede se all’Hangar Bicocca c’è qualcosa di nuovo da vedere.
Ho sempre pensato che il valore di un museo, o come in questo caso, di uno spazio espositivo, fosse in gran parte attribuibile all’esperienza che fa vivere ai suoi visitatori. Sopratutto ai bambini. Una mostra, un’installazione, uno spazio che conquista chi è sotto al metro è mezzo per me è vincente.
E non posso che concordare con Martina su quanto l’Hangar Bicocca sia uno spazio in cui è bello andare. Mangiare al suo bistrot, curiosare nella sua piccolissima libreria, oziare sui grandi divani nel cortile o partecipare a un laboratorio per bambini per noi è sempre stata un’esperienza rilassante e arricchente.
Inutile dire che teniamo d’occhio il calendario e ogni volta che c’è qualcosa di nuovo facciamo un giro nell’Hangar. Rivisitando sempre ogni volta anche l’opera permanete “I sette palazzi celesti” di Anselm Kiefer.

Questa volta abbiamo attraversato le esposizioni di Rosa Barba, di origini siciliane e del polacco Miroslaw.

Le prime installazioni erano scultore cinetiche, grandi schermi, interazioni di luci e proiezioni di 35 mm e 16 mm che riguardavano indagini paesaggistiche.

“I suoi fillm sono studi topograci dell’“inconscio moderno”: spazi della memoria e dell’incertezza, che possono essere letti come miti rassicuranti malgrado la precarietà della realtà che rappre- sentano. Si muovono tra il documentario sperimentale e la nar- razione di nzione al di fuori di uno spazio temporale de nito, focalizzandosi spesso sul paesaggio naturale e sugli interventi dell’uomo sull’ambiente, in un’indagine sul rapporto tra documen- tazione storica, aneddoti personali e descrizione filmica.”

Qui la guida alla mostra.

Le installazioni di Miroslaw Balka invece sono state molto interattive e coinvolgenti. Nella sua ricerca artistica Balka sperimenta l’uomo nella sua fisicità e interazione con l’ambiente e vuole che i visitatori sperimentino lo stesso. La disposizione delle installazioni su varie altezze e dimensioni, sfruttando pavimento, navate e pareti e la possibilità di interagire con alcune di esse utilizzando diversi dei cinque sensi, l’ha resa per noi un’esperienza molto interessante e a tratti divertente.

«…Tratto sempre un’opera che sto creando come un processo di scambio, tra me stesso e gli altri. Quando realizzo un’opera e la porto nello spazio, è come un bagaglio smarrito – io ho portato il mio, lo lascio qui e qualcun altro può arrivare, prenderlo e usarlo, aprirlo dopo esserselo portato a casa o sulla panchina della stazione e guardarci dentro…»
(Miroslaw Balka, video intervista, Pirelli HangarBicocca, 2017)

Qui la guida alla mostra.