IL SURREALISMO in FOTOGRAFIA – CORSO di LINGUAGGIO FOTOGRAFICO – Liceo Classico Cairoli, Varese

Al Liceo Classico Ernesto Cairoli di Varese c’è un progetto, chiamato PROGETTO ERODOTO, che si occupa dell’innalzamento della qualità dell’offerta formativa per i ragazzi di alcune classi. Nello specifico sono diversi anni che tengo un corso di fotografia nella quinta ginnasio.

Il laboratorio fotografico ha lo scopo di insegnare ai ragazzi che la fotografia è un linguaggio con cui esprimersi e con cui comunicare.
Trovo che questa sia una bella opportunità per dei ragazzi che hanno tutti i giorni a che fare,passivamente ed attivamente, con le immagini. Sopratutto in un liceo classico, dove studiano lingue e regole grammaticali per esprimersi e comprendere al meglio. E ancor di più da quando la geniale riforma sull’istruzione ha eliminato dalle materie di studio la storia dell’arte.

Non è mai facile lavorare con ragazzi di quest’età. Attirare la loro attenzione e incuriosirli rispetto a una tematica che credono di conoscere e dominare non è sempre semplice. Inoltre i riferimenti storici e culturali che la fotografia ha intrinsecamente sono tanti e in questo caso specifico vengono proposti a dei ragazzi che dal punto di vista scolastico sono molto colti.

Tra i tanti argomenti trattati abbiamo fatto un viaggio nella fotografia surrealista.

Il surrealismo è stato un movimento di avanguardia nell’arte e nella letteratura che si è diffuso a partire dagli anni Venti del Novecento, quando gli artisti iniziarono a sperimentare nuovi modi per esprimere la fantasia e il subconscio.  Nato in opposizione al Dadaismo, questo movimento culturale sposa la dimensione dell’inconscio e del sogno, conferendo loro un ruolo fondamentale.

Il movimento ha influenzato anche la fotografia.

MAN RAY

Man Ray è stato uno degli artisti più innovativi dell’arte del Novecento, autore di celebri opere come ”Le violon d’Ingres”, nudo femminile con due intagli di violino all’altezza delle reni e ”Cadeau”, il ferro da stiro con la piastra percorsa da una fila di chiodi.

“Forse il desiderio più profondo di ogni artista è quello di confondere o di fondere tutte le arti, così come le cose si fondono nella vita reale”

RODNEY SMITH

Le fotografie di Rodney Smith sono un magnifico esempio di surrealismo fotografico. Le sue foto si ispirano ad altri grandi artisti di questa corrente, in particolare al pittore Magritte.

Nelle sue immagini si mescolano sapientemente ricerca scenica e spontaneità. Il sottile confine tra reale e surreale si fa labile, fino a scomparire.

“Molte domande sulla natura umana trovano risposta nelle foto che costruisco, immagini fuori dal tempo e lontane dal qui e ora”.

ERIK JOHANSSON

Erik Johansson è un mago. Molti lo definiscono foto manipolatore, quello che è certo è che stupisce con effetti speciali tutti gli spettatori. Giovanissimo e visionario, Johansson sta riscuotendo enorme successo nel mondo del web, rivoluzionando il vecchio modo di intendere la fotografia. Il suo spirito da tardo surrealista digitale è tipico di chi non dimentica l’importanza che l’intellettualizzazione straniante di una immagine iperrealistica affondi le sue radici in una riflessione morale e al tempo stesso estetica.

fotografia surrealismo

“Io non catturo momenti, catturo idee.”

SAROLTA BAN

Sarolta Bán è una giovane fotografa ungherese (nata nel 1982 a Budapest) che realizza fotografie di impronta surrealista mediante la manipolazione digitale. La bellezza della sua fotografia sta nella creazione di scene con elementi della vita quotidiana, che danno vita a storie irreali. Sembra che le sue immagini diano forma ai sogni o alle fiabe, mentre allo spettatore rimane il ruolo di interprete delle fantasiose immagini.

JOHN CHERVINSKY

Chervinsky era un ingegnere. Se in un primo periodo la fotografia per John rappresenta solo un hobby, dopo la malattia della moglie nel 2001 diventa una possibilità per scappare da un mondo che si sta sgretolando. Chervinsky , allora, intraprende una ricerca sperimentale che esplora le possibilità della percezione visiva.

MANUEL ARCHAIN

Il lavoro di Manuel Archain si concentra sull’uomo come protagonista di una società disordinata e poetica. Il mondo di Archain è surreale, un luogo in cui tutto è possibile e l’improbabile ha una sua logica.

Possiamo perderci in sogni ad occhi aperti in diversi momenti della nostra vita.
Mentre è seduto al tavolo della colazione Manuel attraversa pensieri, macchine, libri, paesaggi di viaggi e paesaggi interiori. Egli vede gente piccola con gli occhi della sua mente, corrono dall’altra parte del tavolo, i suoi piatti attraversano le strade della città. Manuel Archain ha catturato queste visioni in una serie di diversi fotomontaggi chiamataSmall World.

Mettendo la vita di tutti i giorni in una minuscola e nuova prospettiva, ha tentato un’analisi sulle ambiguità estetiche dell’apparenza. La distorsione della dimensione degli oggetti crea scene grottesche. Le immagini, come l’elefante nella cristalliera, hanno un certo umorismo.

La realtà è una cosa fragile. C’è una linea sottile che separa il nostro mondo da tutto ciò che sta oltre. Invece di mettere la realtà in primo piano, parto dalle emozioni e dalla fantasia“.

Jati Pruta Pratama

Visionario ed innovativo, Jati Pruta Pratama e le sue opere raccontano un mondo capovolto. Surrealista e onirico,il designer indonesiano di Jakarta, è autore di immagini visionarie, ottenute piegando virtualmente delle foto di paesaggi ed inserendo elementi e sfondi diversi. Qui la manipolazione si impone con una forza dirompente, inchinandosi però a servizio dell’immaginazione. Non ho mai amato una eccessiva post produzione, ma qui vedo una differenza sostanziale: le immagini di Pratama non hanno l’obiettivo di raccontare forme di vita quotidiana, bensì di costruire nuovi mondi possibili. Un trionfo della creatività e dell’utopia!

CHEMA MADOZ

Jose Maria Rodriguez Madoz è un fotografo spagnolo noto per i suoi scatti paradossali, in cui la contiguità visiva tra forma e contenuto viene ricreata tramite l’’associazione di oggetti apparentemente in contrasto tra loro.

 “Gli oggetti hanno lo stesso carattere delle parole, si contaminano l’un l’altro generando significati sempre nuovi”