Me & Minime alle prese con un vero labirinto, come nelle fiabe!

Vicino a Parma c’è un labirinto vero, come nelle fiabe. Era da un po’ che volevamo andarci e abbiamo approfittato del nostro viaggetto a Bologna per fermarci qui durante il viaggio di andata.

Il Labirinto della Masone è il più grande labirinto al mondo di Bambù. Mentre ti avvicini alla biglietteria non puoi non chiederti se riuscirai ad uscire e in quanto tempo. martina ovviamente non l’ha solo pensato, ma lo ha anche chiesto .

E in effetti la paura di non trovare la via di uscita è fondata: il 10% dei visitatori si fermano vicino a colonnina numerata e chiamano il numero di emergenza per essere recuperati e accompagnati all’uscita.

Io invece, pur conoscendo la mia assente capacità di orientamento, penavo che sarebbe stato facilissimo trovare l’uscita, come al luna park.

Non è stato facilissimo. Ci siamo perse un po’ tra vicoli ciechi, bivi e diramazioni, ma alla fine abbiamo trovato la piramide al centro del labirinto.

Tutti i corridoi del labirinto di Fontanellato di Parma sono larghi tre metri ed i percorsi si estendono per oltre tre km. L’intero complesso, costituito in realtà da quattro labirinti intercomunicanti, ha una pianta a stella, con ampie corti d’ingresso e centrale.

Simboli e rimandi massonici sono abbastanza evidenti nell’architettura del complesso, anche se il fondatore ha sempre giurato e spergiurato sulla laicità della sua struttura.

Ideatore e progettista del labirinto è Franco Maria Ricci, che ha impiegato oltre dieci anni per realizzarlo con l’aiuto degli architetti Pier Carlo Bontempi e Davide Dutto. Al suo interno il labirinto di Franco Maria Ricci ospita un museo, una biblioteca, aree attrezzate per eventi e mostre ed una cappella cattolica.

All’uscita del labirinto c’è una torretta su cui salire per una visione dall’alto della stella fatta da bamboo.

labirinto labirinto labirinto

Merita una visita la piccola galleria privata di Ricci. La chicca di cui ci siamo innamorate sia io che Martina sono le tavole del Codex Seraphinianus esposte in una sala.
Il Codex Seraphinianus  (Martina lo chiederà come regalo a babbo Natale) di Luigi Serafini è un libro illustrato pubblicato nel 1981 che negli anni è diventato famoso in tutto il mondo in una nicchia di appassionati, affascinati sia dall’oggetto in sé sia dal mistero che circondava il suo autore prima che Rizzoli ripubblicasse il libro dieci anni fa. Il Codex è l’enciclopedia di un mondo fantastico, scritto in una lingua inventata e senza significato, in un alfabeto indecifrabile. Ci sono pesci che sono anche occhi o viceversa, e rinoceronti che contengono altri rinoceronti.
Tra i suoi estimatori ci sono stati Roland Barthes – che lo lesse in anteprima, quando ancora non era stato pubblicato – e Italo Calvino. Dal 1981 il Codex ha venduto circa 70mila copie in tutto il mondo.
Quando Rizzoli ha chiesto a Serafini di ripubblicarlo, girava in rete una versione del Codex digitalizzata in modo amatoriale: era un pdf ottenuto scannerizzando l’edizione americana del 1983, pubblicata dalla casa editrice Abbeville Press. Molte persone stampavano in bianco e nero il pdf e lo rilegavano, come fanno gli studenti con i libri universitari piratati, per poi scattare le foto delle loro copie fatte in casa.
Il Codex, che Serafini scrisse e disegnò in due anni e mezzo a partire dal 1976, è diviso in più parti che trattano diversi argomenti, come una normale enciclopedia: ci sono la botanica, la zoologia e la mineralogia, la moda, la gastronomia e la tecnologia.

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